Io non so come ci sono finita,
per caso, penso, ma il caso non esiste.
Insomma mi ritrovo con un bel po' di ragazzi giovani
a fare la talent scout per volti nuovi,
o almeno ci sto provando.
Vado in un'agenzia di moda e spettacolo per cercare lavoro
come comparsa e mi prendono per un periodo di formazione.
Vabbé.
Dopo due giorni mi ritrovo a parlare di negozietti
di sex toys al Pigneto e pompini coi miei colleghi
e non ho preso io l'argomento, ché all'inizio sono una
timidona del cazzo.
E' il mio destino, è la mia aura, penso,
le cose sporche.
Uno dei miei colleghi sembra palesemente omosessuale,
in realtà è bisex.
E parla con una tale nonchalance di sé e dei cazzi suoi,
se ha scopato o no, tipo, che mi lascia sorpresa.
Ieri ci rivela che ha tanta voglia di innamorarsi,
mentre parla di com'è farlo con una donna
- "la figa mi piace, ha un odore, un sapore,
ok, sono d'accordo, ma se esco un lunedì con una donna,
so che non me la darà quella sera, so che dovrò aspettare almeno
tre appuntamenti e io voglio tutto e subito.
Tra noi uomini è tutto più semplice per questo:
sappiamo cosa vogliamo, e il sesso
è più selvaggio".
Io mi dico: "CI HO il post per domani".
E mentre mi sento la fiducia dei colleghi addosso,
come una carezza affettuosa, mentre cerco di capire
se questo lavoro fa per me, c'è una voce insistente,
primitiva e ingenua,
che mi chiede "ma dove sono i libri in questo lavoro?"
"come fa questa gente a vivere senza?".
Allora torno a casa in metro, libro alla mano,
e mi dico che devo prendere la vita
un po' più easy, porca trottola:
non è detto che se non sono ancora arrivata
dove volevo non ci arriverò mai.
Giusto?